La camminata della vita

Scesi le tre scalette correndo e mi ritrovai nel viottolo che portava al fiume. Cominciai a camminare velocemente volgendo lo sguardo ogni qualvolta mi arrivava alle orecchie un rumore, un cinguettio, un frusciar di foglie.
Mi sentivo bene, ero eccitato dall’odore del bosco, le varie piante che incontravo nel percorso emanavano un caratteristico profumo di selvatico che mi rendeva felice.
Man mano che mi inoltravo, sentivo in lontananza il rumore dell’acqua del fiume che aumentava sensibilmente ad ogni mio passo, amplificato dall’eco che il percorso stretto e tortuoso del suo letto millenario rimandava. Incontravo alberi di acero, cerro, pioppo, robinia che si intrecciavano col sottobosco di arbusti di biancospino, corniolo, ginestrella, pungitopo, insomma una sinfonia di colori, profumi e forme da rimanere senza parole. Tra la vegetazione si notavano, qua e là, tronchi di alberi abbattuti dal fulmine, dalla vecchiaia o dalla malattia, che si disfacevano lentamente ritornando alla madre terra, perpetuando un ciclo ininterrotto da migliaia di anni. Osservavo in silenzio una capinera sul ramo, vedevo un topo infilarsi veloce nel tappeto di foglie morte, ascoltavo un’allodola distante che lanciava il suo verso. Il tempo trascorreva ed io incominciavo a sentire il peso della lunga camminata, le gambe cominciavano a dolermi, il respiro diventava più affannoso e dalla fronte scendevano calde gocce di sudore.
Il mio passo rallentava ma continuavo comunque caparbiamente a seguire quel sentiero, deciso ad arrivare alla meta.
Mentre andavo, con la mente rivedevo tutte le fantastiche bellezze che avevo già incontrato, le piante, gli animali, risentivo il frastuono dell’acqua del fiume e gli odori della natura, ma tutto mi sembrava più sfumato, meno appariscente, meno sorprendente. La fatica cominciava a fiaccarmi, costringendomi a rallentare e mi rendevo conto che la mia meta era ancora lontana, troppo lontana per le mie forze.
Alzando gli occhi al cielo, vedevo il sole che ormai volgeva al tramonto e mi rendevo conto che anche il giorno si preparava a cedere il posto alla sera, mentre a monte del sentiero echeggiavano distanti, grida gioiose di bambini.
Stremato ma felice per tutte le cose stupefacenti che avevo avuto la fortuna di conoscere durante la mia lunga camminata, sedetti a terra e, appoggiando la schiena ad un albero, serenamente mi addormentai.

Angelo Giustini
t.d.r.

Il viaggio

 

Sei dovuta andare via per un impegno improvviso, sei partita al mattino, con il tuo trolley riempito alla svelta, un bacio sulla porta e poi di corsa giù per le scale.

Sono rimasto perplesso, ma poi mi sono detto che non potevi fare diversamente e mi sono consolato al pensiero che ci saremo parlati spesso per telefono e che ci saremo visti su Skipe.

E' passato tutto il giorno e verso le ore 21,00 ho acceso il PC per guardare la posta, per leggere l'e-mail che sicuramente mi avrai inviato, niente, nessuna comunicazione. Allora ho aperto Skipe e ho provato a chiamarti, senza ottenere risposta. Mentre l'ansia cresceva in me, ad un certo punto mi sono dato dello scemo perchè non avevo pensato minimamente al telefono, già il cellulare!

Seleziono il tuo nome e ti chiamo. Il telefono squilla una, due, tre, ...non so quante volte e poi interviene la segreteria telefonica. Mi sento smarrito, ma poi mi convinco che avrai sicuramente avuto molto da fare, il viaggio, l'albergo, magari una connessione internet che non funziona, insomma possono essersi cumulate molte cose diverse che ti hanno impedito di cercarmi.

Si sarà senz'altro così .

Vado a letto, mi sdraio, guardo il tuo cuscino, lo accarezzo, sento ancora il tuo profumo e la cosa mi tranquillizza e mi aiuta a prendere sonno.

Il giorno dopo e il successivo e molti altri giorni ancora ho ripetuto gli stessi gesti, ho cullato le stesse speranze, ho avuto le stesse ansie, ma di te nessuna traccia, nessuna notizia.

Allora decido di venirti a trovare. Esco di casa e come un automa mi avvio con la macchina seguendo un percorso che non mi è familiare, ma strano a dirsi, procedo spedito e mi fermo nei pressi di un cancello che interrompe un lungo muro. Entro e cammino veloce dentro viottoli circondati di fiori e alla fine ti vedo...sei bellissima, sorridente, proprio come la mattina che te ne sei andata! Il tuo volto mi guarda felice ed io mi sento rinascere, perchè sei di nuovo con me, amore mio! Ti parlo, ti racconto quanto ti amo e quanto mi manchi, ti racconto quello che ho fatto durante i giorni che non sei stata con me e tu mi sorridi felice.

Le ore passano, si è fatto tardi, devo ritornare a casa perchè potrebbe essere arrivata una tua e-mail o una tua chiamata su Skipe e forse, perchè no, una tua lettera!

Lascio la rosa rossa sotto la tua fotografia e ti saluto con un gran sorriso.

 

Ciao amore mio, vado ad aspettarti.... ti amo.


Angelo Giustini

tutti i diritti riservati

 

2° posto al Premio letterario nazionale di Poesia e Narrativa "Comune di Genazzano - Città d'Arte " 2014.

racconti a tema: povertà

 

 Il barbone

Odore di terra bagnata si spande nell'aria bucata da milioni di gocce che cadono senza soluzione di continuità nel parco ormai silenzioso.

Sul ramo, un passero gira e rigira il suo capo ma non sembra trovare quello che cerca, nessuno risponde al richiamo e anche lui alla fine zittisce. Tra la panchina e la siepe, il cartone è ormai inzuppato e quell'uomo tossendo si alza e si avvia verso le case.

Un cane sente l'intruso ed abbaia il suo avvertimento rabbioso. Lui si avvicina e si sdraia sotto un balcone. Non sa dove andare, non sa cosa mangiare, non ha abiti asciutti da indossare, la tosse scuote il suo petto e non sembra nemmeno molto lucido mentalmente. Ripete infatti sempre le stesse parole “ non temere io sono con te, se tu confidi in me io saprò ricompensarti” . Ha la barba incolta, i capelli arruffati, il volto sporco di fango, gli occhi.....ecco gli occhi sono di un azzurro intenso, bellissimi e non sembrano sofferenti come il resto del corpo. Il cane aumenta la sua rabbia e i suoi latrati diventano assordanti, improvvisamente la catena che lo tratteneva si rompe e come una belva assetata di sangue, la bestia si slancia verso l'intruso. Mentre sta per saltargli addosso, l'uomo alza la testa e sorridendo gli dice “ non temere io sono con te, se tu confidi in me io saprò ricompensarti”.

Incredibilmente il cane si ferma, guaisce e scodinsolando si va a sdraiare vicino a lui. L'uomo tira fuori dalla tasca l'ultimo pezzo di pane e lo porge al cane che avidamente lo mangia. I due si addormentano insieme, l'uno vicino all'altro.

Al mattino, il cane si sveglia, annusa l'uomo sdraiato, lo lecca sulla guancia, ma non riceve nessun segno di interesse. L'uomo è lì, ma se n' è andato. Ha lasciato il suo involucro terreno per andare a prendere la ricompensa guadagnata con la sua generosità e con la sua grande fede.

Non può sbagliare strada perchè segue il suono di una voce che ripete continuamente “non temere io sono con te, se tu confidi in me io saprò ricompensarti”.

 

Angelo Giustini

tutti i diritti riservati